SAIt Sezione Calabria
 
Foto 14

Oggetto: Via Lattea

Tipo: Galassia a spirale barrata
Magnitudine assoluta: -20,9
Luogo: Pentedattilo (RC) (37°57′15.2″N 15°45′40.1″E)

Data: 3 agosto 2010

Dati di ripresa:

Nikon D70030 sec F2,8 24 mm iso 3200

Autore: Angelo Meduri

La Via Lattea è una galassia a spirale barrata, ovvero una galassia composta da un nucleo attraversato da una struttura a forma di barra da cui si dipartono i bracci di spirale. Contiene circa 150 miliardi di stelle. Essa è visibile solo in parte, dato che ci troviamo al suo interno; il piano del disco e le migliaia di stelle che contiene ci appaiono come una striscia bianca lattiginosa sulla volta celeste. Nella nostra galassia sono stati individuati tre bracci: quello di Orione (dove si trova il nostro Sole), quello del Perseo e quello del Sagittario. L’assorbimento della luce da parte di gas e polveri ci impedisce di osservare i bracci che si trovano dalla parte opposta della Galassia. Le stelle della nostra galassia sono per metà isolate, e per metà raggruppate in ammassi aperti e globulari. I primi si trovano soprattutto nei bracci e nel disco, i secondi nell’alone. Definire l’età esatta della Via Lattea presenta notevoli difficoltà; l’età stimata di HD 140283, la stella più antica conosciuta nella Galassia, è di circa 13,6 miliardi di anni.

Curiosità: non è possibile catturare immagini della Via Lattea dall’esterno dato che noi ci troviamo ovviamente all’interno del disco galattico, probabilmente dall’esterno apparirebbe come in questa rappresentazione artistica.

Nel corso della storia molti miti e leggende sono sorti per spiegare l’origine della Via Lattea: dal latte di Era che allatta Eracle, da cui via Lattea, nella mitologia greca, al Gange etereo dell’India; immaginata da Democrito e dagli astronomi arabi come una scia di stelle lontane, questa da allora divenne la strada percorsa dagli dei per raggiungere il palazzo del re e della regina degli dei.

Lo splendido scatto è stato realizzato a Pentedattilo. Il Paese posto a 250 metri s.l.m., sorge arroccato sulla rupe del Monte Calvario dalla caratteristica forma che ricorda quella di una ciclopica mano con cinque dita. Pentedattilo deriva, infatti, da penta + daktylos=cinque dita.

Il suo fascino è raccontato direttamente dalle parole scritte dall’inglese Edward Lear che, nel 1847, scriveva in Diario di un viaggio a piedi: “La visione è così magica che compensa di ogni fatica sopportata per raggiungerla: selvagge e aride guglie di pietra lanciate nell’aria, nettamente delineate in forma di una gigantesca mano contro il cielo (…) mentre l’oscurità e il terrore gravano su tutto l’abisso circostante”.

Il borgo abbandonato dai suoi abitanti per effetto di fenomeni migratori oltre che per le continue minacce naturali, terremoti e alluvioni, è stato per tanto tempo conosciuto come il paese fantasma più suggestivo della costa calabrese, ma oggista rinascendo grazie alle iniziative promosse dall’Agenzia Borghi Solidali, che ha consentito di avviare nelle vecchie casette del borgo importanti attività.